Planet Terror


Una tranquilla cittadina texana viene invasa all'improvviso dai sickos, zombie desiderosi di sangue umano infettati dal DC2, un agente biochimico. Ci sarà chi tenta un'estrema difesa. Tra di loro una ballerina di lap dance che sogna di diventare una stand up comedian e si ritroverà con una gamba sola (la protesi sarà un fucile automatico), un esperto di arti marziali e un medico in crisi coniugale. Robert Rodriguez ha fatto centro perfetto. Il suo Planet Terror è destinato a diventare un film cult da studiare e ristudiare ma, innanzitutto, da godere in sala dalla prima all'ultima scena. A partire dal finto trailer di Machete. Un action movie in cui gli stilemi del genere sono riassunti con grande maestria. Da quel momento e da quel RIP (che sta per Rodriguez International Production ma che assume un diverso significato se lo si vede scritto su una lapide funeraria) che apre il film è un susseguirsi di situazioni che rispondono alla domanda "Lo mostriamo ora o dopo?" La risposta è sempre "Ora!" perché per dopo c'é sempre qualcosa di più.Rodriguez presentando Planet Terror sulla Piazza al Festival di Locarno ha detto che non si trattava di un film intellettuale. Intellettuale forse non lo è ma colto di sicuro. Perché si nutre di una cinefilia acuta che rilegge non solo con il gusto un po' onanistico della rivistazione filologica (come accade ad altri) ma rivitalizza lo "ieri" con potenti e irriverenti iniezioni di attualità. Cos'hanno a che fare il personaggio interpretato da Bruce Willis e Bin Laden lo scoprirete vedendo il film così come vedrete certi effetti della presenza americana in Iraq. Rodriguez fonde con sguardo quasi luciferino (godetevi il personaggio del medico) gli elementi di genere con un'ironia che raggiunge l'iperbole nel cameo role di Tarantino. Se però nel film del Maestro A prova di morte si leggeva un eccessivo compiacimento nei confronti dell'aspetto formale dell'operazione, qui si percepisce il piacere di divertire divertendosi ricordando a tutti che il corpo del cinema si è nutrito anche dei film pensati per le Grindhouse, sale dalla doppia programmazione consacrate al B-movie, una fucina semiartigianale di non secondaria importanza per la stessa storia del cinema.

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