Riflessi di Paura


In seguito all'uccisione involontaria di un agente in borghese, il detective Ben Carson perde il lavoro e, caduto nell'alcolismo, viene lasciato dalla moglie. A distanza di un anno l'ex poliziotto trova un impiego come guardiano notturno presso un grande magazzino abbandonato che cinque anni prima è stato danneggiato da un incendio di natura dolosa. Nel tetro luogo, dove hanno perso la vita ventinove persone e altre settantotto sono rimaste gravemente ferite, risiedono oscure presenze, intrappolate negli immensi specchi che ne ricoprono le pareti.Il cinema di Alexandre Aja risiede nell'horror e Riflessi di paura conferma il voto che il regista francese ha fatto al genere, sebbene qui sia manifesto nella sua vena meno truculenta e spaventevole. Riprendendo la trama dal sudcoreano Geoul sokeuro - Into The Mirror, inedito in Italia, Aja sposta l'asse d'azione in una New York patinata di giorno (bella l'idea di far riflettere la città su se stessa nei titoli di testa) e terribilmente cupa di notte. Portando avanti la narrazione su due piani - da una parte il mistero che si cela nelle pareti riflettenti del fatiscente edificio e il motivo per il quale è stato incendiato, dall'altra il dramma personale del protagonista e l'apprensione per la sua famiglia - il regista scombina le carte e porta lo spettatore in uno stato confusionale. Trattasi di visioni dovute a disturbi della personalità? Di spiriti che gridano vendetta? Di un complotto ai danni della famiglia che un tempo possedeva l'esclusivo ed elegante grande magazzino? Di un tentativo di nascondere le tracce di quanto avveniva nella clinica psichiatrica St. Matthew che originariamente aveva sede nell'edificio? Gli spunti offerti dall'opera di Aja sono tanti e finiscono ahinoi per risultare più interessanti della soluzione trovata dagli sceneggiatori. Se a ciò si aggiunge la presenza in prima linea di Kiefer Sutherland, che oltre a dominare sullo schermo si è prestato anche al ruolo di produttore esecutivo, l'imbarazzo diventa maggiore. Non riuscendo a slegarsi dal ruolo ormai celebre di Jack Bauer, l'attore rischia di "riflettere" in eterno l'immagine di agente vendicativo, invincibile e senza scrupoli di 24. Tuttavia l'inaspettato finale del film, che se fosse stato sviluppato avrebbe potuto costituire da solo un egregio e originale horror, offre a Sutherland e allo stesso Riflessi di paura un'ancora di salvezza.

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